L’ipertensione arteriosa è una condizione patologica che provoca l’innalzamento oltre i valori fisiologici della pressione sanguigna all’interno delle arterie. Si tratta di una tra le malattie più letali nel mondo occidentale, che colpisce all’incirca il 20% della popolazione adulta. Spesso gli viene affibbiato l’appellativo di “killer silenzioso” in quanto non comporta sintomi particolari e potendo agire indisturbato causa severe complicanze cliniche, e addirittura la morte.
L’ipertensione può essere prevenuta introducendo alcuni cambiamenti al proprio stile di vita, come lo svolgimento di una regolare attività fisica combinata ad una dieta bilanciata, sana e variegata e nei casi più ostici in cui dieta e attività fisica dovessero risultare insufficienti per risolvere il problema, può essere aggiunta una mirata terapia farmacologica.
Cause dell’ipertensione
L’ipertensione arteriosa viene suddivisa in due diverse tipologie:
- ipertensione primaria: rappresenta il 95% dei casi totali di ipertensione. La causa precisa della sua insorgenza non è stata ancora determinata con certezza, ma sempre più studi confermano che un mix di fattori, e non una malattia specifica, possono provocare la comparsa di tale patologia. I fattori di rischio sono: la predisposizione genetica, la familiarità, il fumo di sigaretta, il sovrappeso, l’età avanzata, la sedentarietà, gli squilibri ormonali e alcune abitudini alimentari errate come l’uso eccessivo del sale e un basso apporto di vitamina D.
- Ipertensione secondaria: l’origine dell’innalzamento della pressione arteriosa è provocata da una precisa condizione. Le cause possono essere: malattie renali, cardiache ed endocrine, il diabete, le apnee notturne, l’assunzione di farmaci, il consumo eccessivo di alcool e l’uso di droghe.
Molte delle cause che comportano la manifestazione dell’ipertensione rientrano nelle cattive abitudini nel proprio stile di vita e che quindi eliminarle o ridurle al minimo può aiutare a prevenire l’insorgenza della patologia.
Sintomi
Spesso l’ipertensione è asintomatica, ovvero non produce indizi che possano far pensare alla sua insorgenza. In alcuni casi, invece, può provocare uno o più sintomi, come:
- mal di testa (più frequenti al mattino);
- vertigini e senso di stordimento;
- ronzii alle orecchie, come l’acufene;
- epistassi (perdita di sangue dal naso);
- alterazione della vista (disturbi alla visione).
Nei casi di ipertensione secondaria a tali sintomi possono sommarsi quelli tipici della malattia che ha causato l’insorgenza della patologia.
Il ruolo della dieta nel paziente iperteso
Quando si tratta di impostare un regime alimentare in pazienti affetti da determinate patologie si parla di terapia dietologica, che viene elaborata e somministrata da specifiche figure professionali abilitate (dietologo, dietista e biologo nutrizionista). La nutrizione, che per il caso assume un aspetto clinico, è volta a ristabilire i livelli fisiologici della pressione sanguigna, ovvero nel range dei 140/85 mmHg, a meno che in concomitanza non siano presenti altre patologie.
Anche in maniera autonoma è possibile intervenire con degli accorgimenti alimentari per migliorare la condizione:
- ridurre l’assunzione di sale: non superare i 6 grammi giornalieri;
- ridurre l’assunzione dei grassi saturi: nello specifico, consumare meno grassi animali e non superare il 7% delle calorie totali;
- aumento delle fibre alimentari: attraverso legumi, frutta, verdura e cereali integrali;
- consumo di pesce azzurro: almeno 2/3 volte a settimana, è ricco di omega3 (il grasso buono per eccellenza);
In generale è consigliato non eccedere con l’introito calorico e variare spesso con gli alimenti. Sono concessi i cosiddetti “sgarri” ma in maniera limitata e non frequente. Abbinare l’attività fisica, sia aerobica che anaerobica, può rivelarsi un ottimo alleato per la cura all’ipertensione.